Marzo è il mese rosa per eccellenza, dedicato alle donne e alla loro forza e resilienza. Se oggi diamo per scontati molti diritti e conquiste, l’8 marzo ci ricorda che la battaglia contro la discriminazione di genere e per il raggiungimento delle pari opportunità è stato un cammino lungo e non ancora concluso. In tutti i campi: dalla politica al lavoro passando anche per lo sport.
Già perché veder gareggiare uomini e donne nelle stesse discipline sportive, fino a poco tempo fa non era certo cosa di tutti i giorni. Lo sport era “un affare” da maschi e ancora lo è in alcuni paesi del mondo che vietano l’attività fisica alle donne, o che comunque le obbligano a praticarla attenendosi a regole e restringimenti che ne limitano la libertà.
Parlando di corsa, visto che marzo è anche il mese del ritorno allo sport all’aria aperta, forse non tutti sanno che la prima maratona olimpica femminile fu disputata a Los Angeles nel 1984 e soltanto nel 1980 le donne iniziarono a correre in gara le stesse distanze dei maratoneti maschili. Chi non ricorda Kathy Switzer, la statunitense che partecipò con uno stratagemma alla maratona di Boston del 1967, ma che fu raggiunta dal direttore di gara che cercò di fermarla tirandola per un braccio.
Per quanto riguarda l’atletica le donne furono ammesse alle gare nel 1928, alle Olimpiadi di Amsterdam, ma è bene tenere presente che soltanto le Olimpiadi di Londra del 2012 hanno visto la partecipazione delle atlete in tutte le discipline, pugilato femminile compreso.
Negli anni Settanta e Ottanta si fa spazio la “rivoluzione sportiva al femminile” che vede affermarsi a fianco degli uomini atlete del calibro di Sara Simeoni e Martina Navratilova soltanto per citare due nomi che hanno fatto la storia del salto in alto e del tennis.
Ed è proprio in questi anni che lo sport entra a far parte della vita delle donne non soltanto a livello agonistico, ma anche come attività fisica alleata del benessere quotidiano. Aerobica e fitness spopolano e la donna impara a tenersi in forma e ad avere cura del proprio corpo.
Da allora la strada dell’attività fisica al femminile si è affinata e ormai l’offerta è vastissima. Che si scelga lo sport outdoor o al chiuso, le donne indossano i guantoni da boxe e giocano a rugby tanto quanto gli uomini. Da sempre attento allo sport in tutte le sue declinazioni, anche il Centro Universitario Sportivo torinese negli anni ha ampliato la sua offerta e ad oggi tutti i nove impianti propongono corsi senza distinzione di sesso ed età. Si spazia dal tennis al beach volley, dal golf all’arrampicata, dal ballo alla danza fino agli sport più “recenti” come il parkour, le arti marziali e la lotta.
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